medea-okProduzione Officine Arti & Teatro Primo
Regia Americo Melchionda
aiuto regia Christian Maria Parisi

 

 

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In scena

Medea Maria Milasi

Nosside Donatella Venuti

Creonte Gianfranco Quero

Layalè Silvana Luppino

Perseide Kristina Mravcova

Giasone Americo Melchionda

Egeo Paride Acacia

Nunzio Stefano Cutrupi
[/one_half][one_half_last] In video

Donne Ammantellate Chiaraluce Fiorito, Maria Marino

Figli di Medea Marco Marra, Domenico Iaria

Creusa Giusy Zaccone

Popolo di Corinto Fortunato Aricò, Alessandra Borruto, Tiziana Caragnano, Tonina   Caridi, Luigi Catanoso, Michele Fedele, Dominella Foti, Virginio Gallo, Giovanni Guido, Franco Lombardo, Irene Polimeni, Salvatore Rizzo.
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Lo spettacolo nasce dal desiderio di intraprendere una coproduzione tra due realtà teatrali della Provincia di Reggio Calabria attivando innovativi progetti creativi capaci di veicolare la valorizzazione delle risorse artistiche della Regione. Un’ interpretazione originale dello straordinario testo di Corrado Alvaro realizzata attraverso un percorso di ricerca che sviluppa una commistione scenica di teatro e video seguendo la vocazione che i due enti di produzione (Officine Arti e Teatro Primo) hanno intrapreso in questi ultimi anni. La rivisitazione del mito di Medea in Corrado Alvaro pone l’accento sul dramma della condizione dello straniero, il dramma dell’incomunicabilità tra culture differenti. Alvaro compie un processo di universalizzazione della tragedia: anche se colloca il dramma a Corinto come vuole la tradizione, la storia potrebbe svolgersi, infatti, ovunque e in ogni epoca. Il gesto ultimo di Medea, l’infanticidio, viene visto, in Corrado Alvaro come la drammatica conseguenza dell’odio razziale e dell’intolleranza umana. Medea si trascina dietro un passato terribile, ma in nome dell’amore che la unisce a Giasone, quello stesso amore di cui si serve per giustificare le sue terribili azioni, in nome di quell’incontro esistenziale che ha compiuto il suo destino, volontariamente si fa “ammaestrare” per aspirare ad un’integrazione nella nuova patria, allontanandosi dai suoi poteri e divenendo umana, aspettando con pazienza il giorno in cui non potrà “operare altro che il bene e il male di cui tutti sono capaci”  Ma l’estenuante attesa di Medea, in una drammatica e Lunga Notte, non porterà alla realizzazione dei suoi desideri. L’accoglienza e la protezione le viene negata da tutti, anche da Egeo ” essere duri di cuore è ormai la sola cosa che hanno in comune i popoli“. Ogni via di scampo è preclusa. Quei doni offerti da Medea a Creusa, ultimo gesto di una Medea “donna” che tenta di conquistare una nuova patria almeno per i suoi figli, vengono visti con sospetto da Creonte e scatenano l’accusa di un popolo che si scaglia contro “i figli della strega”. L’ira  del popolo dilaga, scardina la casa, rifugio della madre e dei figli: li vuole annientare per non temere più nulla. Ed è  contro l’imminente atroce epilogo che la madre Medea  si macchia del delitto più efferato. Lo spettacolo è arricchito da suoni, canti e musiche della cultura greco-calabra 
Lo spettacolo scava a fondo il dramma dei personaggi dentro le atmosfere definite dall’autore, e per far questo si utilizza una suggestiva commistione stilistica ed emozionale di prosa e filmati.
La violenza della folla che si accanisce contro i figli e la casa di Medea, la crudeltà del sospetto del popolo di Corinto e del suo re, la veggenza di Medea, verranno articolati attraverso la tecnica cinematografica che investirà il pubblico simultaneamente all’interpretazione in scena, portando alla ribalta a tratti anche quei  personaggi che nel testo sono solo raccontati (Creusa, il popolo di Corinto, le donne Ammantellate, la lacerazione dell’attesa di Medea che genera nella mente della protagonista visioni premonitrici e flashback di ritorno); non effetti visivi, ma singole scene appositamente girate quasi a seguire le diversità di ambientazioni di una sceneggiatura. Anche i figli di Medea troveranno il loro luogo di azione in video, catalizzando  lo sguardo  dello spettatore su primi piani e dettagli che colgono attese e stati d’animo, in uno sviluppo articolato del rapporto madre/figli e dentro l’inquietudine della “tragica” scelta finale assurta come atto estremo di difesa e protezione. Difesa dalla violenza di un popolo che preme alle porte della casa di Medea per avere ” la madre e i figli, la vipera  e i piccoli serpenti”.
Nell’esprimere stilisticamente il doloroso stato di emarginazione dei protagonisti, lo spettacolo sviluppa in modo originale  le simbologie e le atmosfere presenti lungo tutto il testo alvariano : la luna “celeste vagabonda”, il focolare, la leonessa, lo scorrere inesorabile del tempo, tutti elementi che non saranno lasciati al caso ma che saranno rimarcati attraverso ricerche sonore e visive.
Altro elemento di ricerca dello  spettacolo è la scelta di utilizzare per i canti previsti dall’autore (il Canto Nuziale, il Canto dei Marinai), sonorità e lingua grecanica. Valorizzando per mezzo della colonna sonora una minoranza linguistica territoriale, lo spettacolo contribuirà alla conoscenza della cultura grecanica, preziosa risorsa regionale da preservare.

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