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SEMPER FIDELIS  ovvero il vaso di Pandora
Regia e drammaturgia Saverio Tavano

con Francesco Gallelli – Margherita Smedile – Vincenzo Tripodo
Produzione Teatro Del Carro

 
In un paese qualsiasi, 
in una città qualsiasi, 
una famiglia qualsiasi vive in una casa con vista mare.
Un padre, una madre, un figlio, qualsiasi.

Come voyeur siamo testimoni del vissuto personale di una famiglia che affronta il momento più importante della sua esistenza: si regolano i conti con il passato e la memoria, come un vaso di Pandora libera i fantasmi che fino a quel momento erano rimasti nascosti. Come accade nelle migliori famiglie c‘è sempre un elemento oscuro che con ipocrita omertà rimane indiscusso. Ma arriva il giorno in cui “Pandora” apre il vaso ed i segreti non possono più essere celati.
Il vaso di Pandora è uno dei tanti elementi che ci provengono dalla mitologia greca; esso era il contenitore di tutti i mali che si riversarono nel mondo una volta che fu aperto. Ne parla il poeta Esiodo ne Le opere e i giorni. Il vaso era un dono che Pandora aveva ricevuto da Zeus; questi le aveva raccomandato di non aprirlo, ma Pandora, alla quale Ermes aveva fatto il dono della curiosità, non si trattenne, liberando così tutti i mali del mondo; anche la speranza era presente all’interno del vaso, ma non fece in tempo a uscire prima che il vaso fosse richiuso. Ma nella nostra storia cosa conserva Pandora dentro il suo vaso? A differenza della Pandora del mito, è consapevole del contenuto: le vicende di abuso di potere del capofamiglia, marito, padre e uomo delle forze dell’ordine.

Cosa accade in un uomo il cui potere lo spinge oltre il proprio limite fino a farne un abuso?
Secondo vari teorici, tra cui il professor Jerome Skolnick, questo comportamento si radicalizza negli anni di attività e carriera, ove, avendo a che fare con elementi disagiati e deviati, con la forzatura della legge, con casi molto sensibili di violenza e omicidio, la mente degli addetti all’ordine subisce una regressione, assumendo posizioni di carattere autoritario e repressivo, giustificate come unico mezzo di mantenimento della legge. Siamo partiti da questi casi nel tentativo di analizzare le dinamiche psicologiche che pongono l‘individuo “sacrificante” nella posizione autoindotta di agnello sacrificale e il suo torturatore nella posizione immediata di aguzzino. Esiste una relazione tra i due elementi che fonda le proprie origini nell’antichità e nella ritualità umana. Perché la violenza rituale – o la rievocazione rituale della violenza – ristora, guarisce, purifica, fa capire il senso profondo delle cose e addirittura mette in contatto con Dio? Dai riti cruenti della più remota antichità alle sacre rappresentazioni, dalla tragedia greca al moderno sport, dall’ ascetismo alla psicoanalisi, l’uomo ha sempre intuito e ricercato il potenziale trasformativo-terapeutico insito nell’accostamento rituale di vita e morte, innocenza e brutalità, onnipotenza e impotenza, non senza stravolgerlo, spesso, in forme strumentali e perverse. Violenza e famiglia, un binomio perfetto.

 
 
Dettagli Evento : 
Sabato 29 Ottobre ore 21:00
Domenica 30 Ottobre ore 18:15
Durata spettacolo : 55 minuti
Biglietto Intero : euro 13,00
Biglietto Ridotto (under 30) euro 10,00
Info e prenotazioni – whatsapp  3476973297
I biglietti prenotati devono essere ritirati almeno 20 minuti prima l’inizio dello spettacolo. Pena l’annullamento della prenotazione.
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